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4. Occupazione

Tasso di occupazione

I tassi di occupazione italiano e della zona euro sono aumentati entrambi fino alla crisi del 2008 (dal 57,4% al 63% per l’Italia e dal 65,5% al 70,2% per la zona euro). Successivamente, nel 2008-2013, il tasso di occupazione è calato sensibilmente per entrambe le aree, pur senza perdere tutti i guadagni del periodo precedente (dal 63% al 59,8% per l’Italia e dal 70,2% al 67,7% per la zona euro). Fino al 2008 l’Italia era caratterizzata da una fase di lenta ma continua convergenza verso il tasso di occupazione medio della zona euro, convergenza che si è fermata dopo il 2008. Dal 2014 è tornato a crescere il tasso di occupazione medio sia in Italia che nella zona euro, fino all’interruzione nel 2020, dovuta al Covid, con un forte recupero nel 2021-2022.

4.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat.

Nota esplicativa: Il grafico presenta il tasso di occupazione (pari al numero di occupati di età compresa tra i 20 e i 64 anni diviso per la popolazione residente della medesima fascia di età) in Italia e nella zona euro a 19 membri. I dati sono la media annuale calcolata da Eurostat. La fascia d’età considerata è in linea con l’indicatore corrispondente nella Strategia Europa 2020.

Tasso di disoccupazione

Dal 2000 al 2007 il tasso di disoccupazione italiano si è quasi dimezzato (dal 10,6% al 5,8%) scendendo sotto la media della zona euro. Successivamente, l’impatto della prima recessione ha portato a un aumento della disoccupazione in Italia, aumento tuttavia meno consistente rispetto alla media della zona euro. La seconda recessione invece ha avuto un impatto molto più forte in Italia che non in Europa (il tasso di disoccupazione in Italia è aumentato di 5,4 punti, passando dal 7,8% di aprile 2011 al 13% di novembre 2014, mentre la media della zona euro è aumentata nello stesso periodo solo di 1,7 punti, dal 9,8% all’11,5%). A partire dalla fine del 2014 il tasso di disoccupazione ha cominciato a calare, ma meno velocemente della media UE, anche a causa di un nuovo ingresso nel mercato del lavoro di persone precedentemente inattive (non occupate ma non attivamente in cerca di lavoro). Nel 2020 la pandemia ha causato forti oscillazioni del tasso di disoccupazione, che nell’estate 2021 è tornato sotto il livello pre pandemia, tornando all’7,5% a febbraio 2024

4.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat.

Nota esplicativa: Il grafico presenta il tasso di disoccupazione destagionalizzato, che è pari al numero di disoccupati che hanno cercato attivamente lavoro nel periodo precedente l’indagine diviso per il numero di componenti della forza lavoro (a sua volta pari al numero di occupati più il numero di persone in cerca di lavoro). Il dato utilizzato, relativo all’Italia e alla zona euro, è calcolato su base mensile da Eurostat.

Tasso di disoccupazione giovanile

L’impatto della prima recessione ha portato a un aumento della disoccupazione giovanile in Italia, più consistente rispetto alla media degli occupati tra i 15 ed i 64 anni. La seconda recessione ha avuto anch’essa un impatto molto più forte per i giovani tra i 15 ed i 24 anni che per l’insieme degli occupati. Il tasso di disoccupazione giovanile ha cominciato a calare nel 2014, leggermente prima e con maggiore intensità rispetto al tasso di disoccupazione complessivo (dal un picco del 43,6% al 22,8% di febbraio 2024, rispetto ad un calo dal 13% al 5%), pur rimanendo ad un livello molto più elevato. Con la pandemia i tassi hanno oscillato fortemente, con un maggiore fluttuazione del tasso di disoccupazione giovanile rispetto a quello complessivo.

4.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati ISTAT

Nota esplicativa: Il grafico presenta il tasso di disoccupazione percentuale destagionalizzato in Italia per i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni e per l’insieme della popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni, che è pari al numero di disoccupati che hanno cercato attivamente lavoro nel periodo precedente l’indagine diviso per il numero di componenti della forza lavoro (a sua volta pari al numero di occupati più il numero di persone in cerca di lavoro). Essendo il tasso di disoccupazione giovanile pari a circa tre volte quello complessivo, le due scale utilizzate per confrontare i due tassi sono rappresentate graficamente su basi diverse, con un rapporto di tre a uno. Il dato utilizzato, relativo all’Italia è calcolato su base mensile da ISTAT.

Tasso di disoccupazione per sesso

Per tutto il periodo osservato il tasso di disoccupazione maschile è stato più basso di quello femminile, ma con una tendenza alla riduzione di tale divario, che era di oltre 6 punti percentuali nel 1993, ridottisi a 2 punti nel 2018. Dal 2015 vi è stato un leggero aumento del differenziale tra tasso di disoccupazione femminile e maschile. L’andamento del tasso di disoccupazione segue l’andamento generale dell’economia italiana per entrambi i sessi, con una riduzione della disoccupazione tra il 1997 e il 2007 e dal 2014 ad oggi e invece un aumento nel 1992-95 e nel 2007-14.

4.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati ISTAT.

Nota esplicativa: Il grafico presenta il tasso di disoccupazione destagionalizzato per la fascia di età tra i 15 ed i 64 anni, relativo a maschi e femmine, sull’insieme del territorio nazionale.

Tasso di disoccupazione per distribuzione geografica

Il tasso di disoccupazione risulta significativamente più alto nel Mezzogiorno rispetto al resto del paese per tutto il periodo esaminato (1992-2023), mentre il tasso di disoccupazione risulta leggermente più basso nel Nord rispetto al Centro Italia. L’andamento del tasso di disoccupazione segue l’andamento generale dell’economia italiana per tutte le grandi aree del paese, pur con intensità differente, con una riduzione della disoccupazione tra il 1997 e il 2007 e dal 2014 ad oggi e invece un aumento nel 1992-95 e nel 2007-14.

4.5 Fonte: Elaborazione DIPE su dati ISTAT.

Nota esplicativa: Il grafico presenta il tasso di disoccupazione destagionalizzato per la fascia di età compresa tra i 15 e i 74 anni, relativo a Nord, Centro, Mezzogiorno e media nazionale italiana. Vengono usati i dati trimestrali Istat.

Livello di occupazione

Il numero di occupati è cresciuto di oltre 2 milioni dall’inizio del 2000 al secondo trimestre del 2008. Con la crisi del 2008-2009 il numero di occupati si è ridotto di circa 600.000 unità tra il secondo trimestre del 2008 e il secondo trimestre del 2010. La ripresa economica del 2010-11 ha portato ad un leggero recupero fino al primo trimestre del 2012. Da allora, fino al quarto trimestre 2013, con la seconda recessione, vengono persi ulteriori 450.000 posti di lavoro. L’occupazione ha ripreso a crescere nel 2014 ed ha superato nel 2018 il livello massimo raggiunto prima della crisi. Nel 2020 sta subendo gli effetti della pandemia di Covid-19, mentre nel 2021, 2022 e 2023 si è realizzata una forte ripresa del numero di occupati, tornato significativamente sopra i livelli pre-crisi.

4.6 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat.

Nota esplicativa: Il grafico presenta il numero assoluto destagionalizzato di occupati di 15 anni e oltre in Italia. Il dato utilizzato, relativo all’Italia, è calcolato su base mensile dall’Istat.

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