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2. Finanza pubblica

Deficit pubblico

L’indebitamento netto italiano, espresso in % del Pil, mostra, fino al 2008, un livello superiore a quello medio Ue 27. Successivamente, a seguito dell’impatto della crisi internazionale del 2008, l’indebitamento netto italiano è cresciuto significativamente meno della media europea ed è sceso al di sotto del livello medio UE. Il deficit pubblico italiano si è ridotto dal 5,1% nel 2009 all’1,5% nel 2019, mentre, dopo l’impennata provocata dalla pandemia di Covid-19, il deficit è nuovamente calato dal 9,4% nel 2020 al 3,8% nel 2024 e il PSD prevede nel 2026 una riduzione sotto la soglia del 3%.2.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat, Istat e sui dati programmatici del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSMBT Italia 2025-2029) di settembre 2024 e della Commissione europea.

Nota esplicativa: Il dato è riferito al consuntivo dell’indebitamento netto italiano (flusso annuo), conosciuto più genericamente come “deficit pubblico”, calcolato in base agli accordi europei. Il dato Eurostat, relativo all’Italia e alla media dei paesi UE, è espresso in percentuale del Prodotto interno lordo. Per il 2025-2029 sono indicati i dati programmatici del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSMBT Italia 2025-2029) di settembre 2024.

Debito pubblico

Il debito pubblico italiano in percentuale del PIL tra il 2000 ed il 2007 si è ridotto dal 105,1% al 99,7% del PIL, pur rimando a un livello più elevato di quello della media UE. A partire dal 2008 il debito è tornato a crescere, con un trend meno veloce rispetto alla media Ue fino al 2011, ma superiore negli anni successivi. Il sostegno finanziario ad altri paesi in difficoltà nell’area euro nel 2011-2014 ha comportato un aumento temporaneo del debito di oltre tre punti di PIL. Dal 2014 il rapporto debito/PIL si è stabilizzato ma è salito fortemente nel 2020, a causa della pandemia, fino al 155% del PIL, riscendendo nel 2023 ai livelli preCovid, al 134,8%.2.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca d’Italia, Istat e dati programmatici del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSMBT Italia 2025-2029) di settembre 2024.

Nota esplicativa: Il dato è riferito al consuntivo del debito pubblico italiano (stock accumulato nel corso del tempo). Il dato Banca d’Italia, relativo all’Italia e alla media della zona euro, è espresso in percentuale del Prodotto interno lordo. Per il 2025-2029 sono indicati i dati programmatici del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine (PSMBT Italia 2025-2029) di settembre 2024.

Spesa pubblica

La spesa pubblica totale in percentuale del PIL e quella al netto degli interessi passivi e degli investimenti sono caratterizzate da un trend nettamente calante dal 1993 al 2000 e crescente dal 2000 al 2009, quando ha raggiunto una percentuale sul PIL pari al 51,1% per poi calare sotto il 49%. Come conseguenza del Covid-19, la spesa totale è salita al 57,3% del PIL nel 2020, per poi ridursi al 55% nel 2023 e viene ora prevista una riduzione al 51,1% nel 2024 e al 49,8% nel 2026.2.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat, Banca d’Italia e dati a legislazione vigente del DEF di aprile 2024.

Nota esplicativa: La spesa delle Amministrazioni pubbliche viene presentata sia nel suo complesso che al netto del pagamento di interessi passivi sul debito pubblico e della spesa in conto capitale (spesa corrente primaria).

Prestazioni sociali, pensioni e lavoro dipendente della PA

Dagli anni ’80 ai nostri giorni la spesa per i redditi da lavoro dipendente nella Pubblica Amministrazione e quella per prestazioni sociali sono andate divergendo. I redditi da lavoro dipendente mostrano un trend leggermente decrescente. Raggiungono il loro picco massimo nel 1990 con il 12,2% del PIL per poi scendere a un minimo del 10,1% del PIL nel 2000, risalendo all’11% del PIL nel 2009 per poi calare nuovamente. Diversamente dai redditi la spesa per prestazioni sociali (che è composta per quasi l’80% da spesa pensionistica) è cresciuta a un ritmo elevato: nel 1980 era poco superiore alla spesa per redditi da lavoro dipendente nella PA (12 % del PIL) ed ha conosciuto una forte crescita superando per la prima volta il 20% del PIL nel 2014, in parallelo all’invecchiamento della popolazione, con l’eccezione di una fase di stabilizzazione nel decennio successivo al 1994. Uno degli effetti della pandemia Covid-19 è stato il temporaneo aumento delle spese per prestazioni sociali non in natura al 24% del PIL nel 2020: tale spesa è riscesa al 20,4% nel 2023.2.4 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Istat, Eurostat, Banca d’Italia e a legislazione vigente del DEF di aprile 2024

Nota esplicativa: Il grafico mostra l’evoluzione in % del PIL della spesa per redditi da lavoro dipendente nella Pubblica Amministrazione e la spesa per prestazioni sociali in denaro, di cui la spesa per pensioni (incluse quelle indennitarie e assistenziali) costituisce la componente più consistente.

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