Esplora contenuti correlati

3. Prezzi

Inflazione

Il tasso di inflazione della zona Euro e quello italiano sono rimasti sostanzialmente stabili, oscillando attorno al 2% e non superando il 3% tra il 2000 e il 2007. Da allora vari shock hanno provocato due fasi di forte aumento e due fasi di forte calo del tasso d’inflazione. Sono legate in parte alle fluttuazioni del prezzo del petrolio (cresciuto fino a metà del 2008, crollato poi fino a metà del 2009, poi nuovamente in forte aumento, con un nuovo crollo nella seconda metà del 2014). Le due recessioni del 2008-2009 e 2012-2014 hanno ulteriormente contribuito ad abbassare l’inflazione vicino allo zero sia nel 2009 che nel 2014. Da maggio 2013 a ottobre 2014 l’Italia ha un tasso di inflazione leggermente inferiore alla media UE, dopo un lungo periodo nel quale era stato maggiore. Dalla fine del 2016 l’inflazione ricomincia a salire, anche grazie al quantitative easing della Banca Centrale Europea, raggiungendo il 2% nella zona euro ad aprile 2017. Successivamente l’inflazione ha ripreso a calare, tornando negativa nel 2020, per poi rimbalzare nel 2021 con la ripresa, toccando a ottobre 2022 il 12,6% in Italia, avviando poi una fase di riduzione dell’inflazione, tornata sotto l’1% a novembre del 2023.

3.1 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat.

Nota esplicativa: Il grafico presenta, per ogni mese, l’indice armonizzato della variazione dei prezzi al consumo per l’intera collettività, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Le due serie illustrano il dato italiano e la media della zona euro.

Prezzi alla produzione

I prezzi industriali alla produzione sono caratterizzati da oscillazioni molto più ampie rispetto a quelle dei prezzi al consumo, con un margine di oscillazione di circa 15 punti (tra un aumento massimo dei prezzi alla produzione del 7,7% a luglio 2008 e un calo massimo del 7,6% a luglio del 2009). Tali oscillazioni hanno comportato periodi di calo annualizzato dei prezzi alla produzione di 10-12 mesi in Italia e nella zona euro nel 2001-2002, di 2-3 mesi nel 2004, di 12 mesi nel 2009 e di 24-23 mesi a partire da marzo 2013. La fase di calo dei prezzi alla produzione tra il 2013 e il 2016 è stata la più duratura degli ultimi quindici anni ed era più intensa in Italia che nella zona euro. Dalla seconda metà del 2016 il calo dei prezzi è stato sostituito da un consistente aumento dei prezzi alla produzione, anche per effetto dell’incremento dei prezzi petroliferi, tornando tuttavia a calare dal 2019. Solo ad inizio 2021 i prezzi alla produzione hanno cominciato nuovamente ad aumentare, superando il 41,7% di aumento su base annuale a settembre del 2022, per poi rapidamente ridimensionarsi e avviare una forte fase di calo dei prezzi alla produzione nel 2023.

3.2 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Eurostat.

Nota esplicativa: Il grafico presenta l’andamento dei prezzi alla produzione dei prodotti dell’industria in senso stretto (escluse le costruzioni), riportando le variazioni per ogni mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Vengono confrontati il dato italiano e la media della zona euro a 19 membri.

Tassi d’interesse sul debito pubblico

I tassi d’interesse a lungo termine sul debito pubblico sono calati fortemente in Italia dal 1993 al 1998, oscillando poi tra il 4 e il 5% dal 1998 al 2010. Dopo una fase di aumento nel 2011 sono scesi fino ad un minimo storico dello 0.63% ad agosto 2021 per poi salire nell’ambito di una fase di crescita di tutti i tassi a livello internazionale e tornare oltre il 4% nella seconda metà del 2022, e ridiscendendo sotto la soglia del 4% nel 2024.

3.3 Fonte: Elaborazione DIPE su dati Banca Centrale Europea

Nota esplicativa: Il grafico presenta l’andamento della media mensile dei tassi d’interesse sui titoli del debito pubblico decennali della Repubblica italiana e della Repubblica federale tedesca da giugno 1993 ad oggi, sulla base delle rilevazioni pubblicate mensilmente dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Torna all'inizio del contenuto